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Supplemento alla Testata " Artù " periodico registrato presso il Tribunale di Bologna n.6390 del 12/01/1995

venerdì 1 dicembre 2017

CN: La Tavola, il professor Keating e me

Ne “L’attimo fuggente”, il professor John Keating (magistralmente interpretato dal povero Robin Williams) sale sulla cattedra ed esorta i suoi studenti a fare altrettanto, salendo sui banchi, per insegnare loro a guardare le cose da un’altra prospettiva. La lezione viene appresa al volo, tanto che torneranno tutti in piedi sui banchi nella scena finale, per l’ultimo saluto al loro insegnante che lascia il college, al grido di «Capitano, mio Capitano!».

Si tratta, effettivamente, di un ottimo modo per spiegare (e apprendere) una lezione importante, forse «La» lezione: cambiare prospettiva (nell’accezione più ampia che vi si possa dare, ivi incluso l’ascolto – difficile - e la comprensione – difficilissima – delle ragioni dell’altro, di chi è diverso e lontano da noi) è fondamentale per aumentare la nostra personale comprensione – direi apprensione – di ciò che ci circonda e, quindi, di noi stessi.

Compito arduo – si diceva – tanto più nelle nostre vite quotidiane, vite vere, che però ci costringono spesso dentro i binari della ritualità di ogni giorno, in una coazione a ripetere che, al contrario, sembra quasi studiata per allontanare il più possibile ogni interrogativo critico e, con esso, ogni cambio di prospettiva. Non lasciamo che ciò accada anche nella vita di Tavola.

Passaggi rituali (primo fra tutti la lettura degli scopi) nati come momenti di solenne riflessione, rischiano di diventare – accade spesso – la ripetizione di formule vuote, se non sono accompagnati da un piccolo sforzo di memoria e di concentrazione. Alzi la mano a chi non è capitato di passare il momento della lettura degli scopi a pensare ad altro, o semplicemente a stringersi il nodo della cravatta, nell’attesa di tornare a sedere.

Ebbene, il cambio di prospettiva evocato in quel bel film può venirci in aiuto. Ad esempio, dopo la lettura degli scopi ad opera del vice presidente, l’applauso, le pacche sulle spalle e magari dopo il primo sorso di vino e la prima forchettata, allentata un po’ la tensione della giornata lavorativa, proviamo, nelle nostre conviviali, a ri-leggere gli scopi, una seconda volta, seduti, frase per frase, lentamente, soffermandoci su ogni passaggio. Probabilmente sarà piacevole la sorpresa di non sentirli, in sottofondo, come siamo ormai abituati a fare, ma ascoltarli, come la prima volta che abbiamo partecipato ad una serata di Tavola. Sarà un piccolo cambio di prospettiva che, forse, ci permetterà di ri-scoprire chi siamo (in Tavola) e perché ci riuniamo.

P.S.: ripetere l’esercizio almeno una volta ogni sei mesi …



V.I.T
Andrea Chiloiro
Consigliere Nazionale Round Table Italia 2017-2018 



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